ALDO PARMIGIANI – Nella pura introspezione del sentimento

Si avverte nelle composizioni pittoriche di Aldo Parmigiani un coinvolgente integrarsi di un acuto spirito di osservazione e di una non comune presa d’atto del significato del sentimento in relazione alla natura, alla vita interiore.
Certo questa è una suggestiva lezione della cultura impressionistica, da cui l’artista si sente sensibilmente ispirato, ma al tempo stesso occorre sottolineare che Parmigiani non si è mai fermato al momento particolare della sensazione, al puro palpito emotivo.

In realtà il flusso delle sensazioni, del complesso retaggio emozionale, che scaturisce dal contemplare un paesaggio, una veduta o anche più semplicemente un volto, è orientato nella sua pittura da una costante affermazione e consapevolezza del valore del tempo, di come esso trasformi la natura e l’intimità di una persona in rapporto al suo vissuto esistenziale. Ed è in questa consapevolezza che si avverte il senso profondo della pittura di Parmigiani, il riscatto da certe facili ed estemporanee, sentimentali saturazioni. No.

La realtà del sentimento è complessa, come complesso è quel “vero di natura” che non può essere interpretato solo in un’accezione strettamente naturalistica, astrattamente oggettiva, come voleva una forse ingenua estetica tardo-ottocentesca. Ecco allora che silenziosamente, (ma questo silenzio rivela armonia), i dipinti di Parmigiani si configurano come lucide introspezioni spirituali, ma non per convenzionale psicologismo o slancio ”mistico” , ma per l’intensità diquell’attenta osservazione, preludio all’intelligenza pura, che sorprende nella natura e nella storia i momenti piu’ peculiari e significativi. Questa raffinata chiaroveggenza di Parmigiani traspare dal colore atmosferico che vibra per organiche sollecitazioni che devono essere quasi alchemicamente trasfigurate dal taglio della luce, così come si taglia un diamante di particolare purezza. Una luce, quella che si constata nei dipinti dell’artista, che non abbaglia o incide, ma modella la forma, l’accompagna nel suo sviluppo, nella sua evoluzione plastica e compositiva. Materia e colore formano una loro coerente simbiosi che trova il suo apice nella determinazione della figura: rapida, sintetica, sempre sul punto di essere accarezzata da un alito di vento, da un battito d’ali, da un raggio di sole. E’ nell’agilità del tocco, nella saggezza dell’impasto cromatico, nella velocità della sintesi che poi tutto magicamente s’arresta, come se il pittore avvertisse il pericolo di un’incontenibile voracità che tutto potrebbe annullare e vanificare. Di conseguenza la corsa percettiva e spirituale del suo dipinto si arresta, ma senza cristallizzarsi, in quanto essa è sempre al centro di un dinamico equilibrio che contempla colore, atmosfera, spazio, luce.
C’è nell’arte contemporanea una pericolosa illusione, quasi che l’esperienza artistica, i suoi risultati possano essere pura conseguenza di materiali diversi, di possibilità espressive alternative. Ma, appunto, trattasi solo di una fuorviante riflessione. Il cambiamento nell’arte, le sue svolte, nascono all’interno dell’uomo, della sua personalità. Non sono un problema di tecnica, ma di ricerca interiore. Da questo punto di vista in Parmigiani la coerenza tra fini e mezzi espressivi è altamente indicativa della sua disposizione nei confronti dell’arte. Parmigiani resta un realista nel senso più nobile, ci si passi il termine, che si possa dare a questa corrente, spesso tanto offuscata da contraddizioni, interessi non sempre artistici, dogmi. E’ realista perché la suapittura poggia sull’osservazione spregiudicata della realtà. Parmigiani è un empirista: l’occhio osserva e la pittura decide in conformità a quanto si vede non a quanto si crede.

E in questa dialettica il sentimento non si soggettivizza passivamente, ma diventa una poetica parte in causa: non toglie, ma aggiunge lucidità alla composizione, diventa una sorta di suo magico valore aggiunto. Non sappiano quale sarà il destino della pittura nel futuro, troppe incognite, alcune suggestive, altre meno, pesano su di essa. Tuttavia finché vi saranno pittori come Parmigiani essa continuerà ed essere fonte di speranza e di conforto per quanti l’osservano e la praticano. Potrà forse mutare l’ambito delle sue tecniche, ma lo stimolo interiormente visionario che la rende necessaria alla nostra esistenza non si estinguerà, continuerà a battere con più potente ed sorprendente energia.

Teodosio Martucci


ALDO PARMIGIANI – Profilo biografico
Aldo Parmigiani nasce ad Affori, quartiere di Milano, il 17 Ottobre 1935. Giovanissimo si affianca come allievo al pittore G.M.Mossa, Maestro che, riconoscendo in Parmigiani doti d’artista, lo educa all’olio e lo appassiona alla figura.
In seguito, negli anni tra il 1953 e il ’56 si iscrive alla Scuola Superiore d’Arte del Castello Sforzesco di Milano, sotto la guida del professor Piantini e del professor Bertazzoni e ottiene il riconoscimento quale miglior allievo, premiato dall’allora Sindaco di Milano Aniasi.Contemporaneamente si iscrive all’Accademia Cimabue di Milano per seguire i corsi di nudo. Negli anni 1973, ’74 e ’75 frequenta l’Istituto Statale d’Arte di Urbino, presso il Palazzo Ducale, per specializzarsi in arte grafica, calcografia e litografia.
La sua prima mostra personale risale al 1960 e negli anni a seguire inizia a lavorare nel suo studio situato nel rinomato quartiere di Brera a Milano, allora cuore pulsante della vita artistica milanese e non solo. Da questo momento la sua presenza sia in rassegne collettive che in mostre personali in Italia e all’estero è assai nutrita con ampi riconoscimenti che provengono dalla critica più qualificata. Nel contempo sperimenta sempre nuove tecniche e pratica con particolare maestria opere di Arte Sacra, come la splendida Via Crucis opera di 14 tavole, presente nella Chiesa Parrocchiale S.S. Pietro e Paolo di Abbiate Guazzone-Tradate (Varese), sua città d’adozione. Nel 1982 viene pubblicata la prima monografia a Lui dedicata, scritta da Carlo Munari. Qualche anno dopo nel 1996 il prestigioso critico d’arte Mario De Micheli cura la presentazione in catalogo della sua mostra personale al Museo delle Arti di Palazzo Bandera a Busto Arsizio (Varese).Nel 2010 è ospite nella bellissima cornice di Villa Recalcati, sede dell’Ente Provincia di Varese, con un’importante personale antologica di opere dal 1950 al 1990.