Angelo Cassia e Stefano Valeri (da ARTECULTURA 2023)

E’ anche sotto il segno dell’arte la primavera di Portopalo di Capo Passero, punto di incrocio di due mari nel cuore di
questo Mediterraneo oggi tanto tormentato. In tale punto di convergenza geografica, è sorta di recente la Galleria L’Isola di Portopalo per iniziativa di sensibili e riconosciute personalità del territorio: l’Avv. Nino Campisi, il Signor Corrado
Quattrocchi , l’operatore culturale Gino Di Frenna ed il pittore Giovanni Jurato.
Dopo varie rassegne personali e mostre collettive, che hanno per così dire rappresentato un primo momento di confronto culturale, il 1 aprile è stata inaugurata la mostra di ANGELO CASSIA. Progetto espositivo lucidamente curato da Giovanni Jurato.

L’artista, nato a Siracusa nel 1931, ha lungamente affinato la sua preparazione tecnica e professionale, arricchendola anche con una lunga attività di docente di materie artistiche.
Nella sua ricerca espressiva si ha modo di notare la presenza di un vigoroso realismo, basato su una solida impostazione
compositiva nella quale l’elemento strutturale della pennellata scandisce l’articolazione plastica del dipinto.
Paesaggi, nature morte, composizioni a soggetto sacro sono i suoi temi prediletti. In essi il rigore della struttura non altera la sensibilità emozionale che le sue opere trasmettono, ma la trasfigura e la riporta su un piano di acuta disciplina pittorica. Le sue opere sono pertanto di chiara lettura percettiva, mentre il loro significato intimo
è naturalmente più recondito e in questo caso spetta alla sensibilità dell’osservatore PRIMAVERA in Arte a Portopalo

Con le mostre Personali di ANGELO CASSIA e STEFANO VALERI porsi in una specie di sinergia spirituale con l’artista. Una pittura, quella di Cassia, che non si lascia irretire da facili schemi decorativi.
Spunti di derivazione post-impressionista e macchiaiola sono solo la base tecnica per un’espressione che deve essere stimolo e viatico per una rappresentazione apertamente comunicativa, in sintonia con le aspirazioni, le contraddizioni dell’uomo contemporaneo. Se c’è racconto nei suoi dipinti esso non è per mero gusto narrativo, ma strumento per quella
coerente ricerca morale a cui anche l’arte può suggestivamente contribuire.

Nell’intensa pittura di STEFANO VALERI la configurazione simbolica che ne scaturisce è il risultato di un attento e sensibile filtro delle varie sensazioni, stimoli, associazioni istintuali che caratterizzano il nostro inconscio. Ma
occorre fare attenzione, i dipinti di Valeri non sono, a nostro avviso, neo-surrealisti, non illustrano o commentano un sogno, un ricordo, non diventano cioè letteratura. Lo dimostra eloquentemente questa personale dovuta alla fattiva collaborazione del pittore Davide Napolitano. Valeri lo spettro onirico, lo analizza,lo decodifica con i mezzi specifici del colore, della luce, del disegno. Un ‘analisi, la sua, che diventa tanto più suggestiva, quanto più l’immaginario rivendica i suoi diritti, che pur bisogna pagare e Valeri sa pagarli molto bene con un arma raffinata: una pittura che si fa misteriosamente meditazione. Nel suo ascolto della sensazione, ovunque essa proliferi o si annidi, Valeri le imprime il sigillo di una assoluta solidità non più plasticamente cezanniana, ma esistenziale. Pertanto la dimensione emotiva non si disperde ma si concentra in forme pittoriche pure, in archetipi della memoria, di una memoria che progetta più che rammentare.
Valeri sa imprimere alle sue composizioni una sua acuta nota metafisica, in cui senza inquietanti enigmi la sua pittura acquista una singolare rivelazione espressiva. Geometrie, parvenze di natura, risolte sul piano di pure apparizioni, diventano ecosistemi d’immagini, lucidi e coerenti che definiscono la sensitiva cornice all’interno della quale la pittura di Valeri vive. Da ciò nasce un dialogo non banale o prevedibile con l’osservatore attento che abbia la voglia e la forza di porsi all’ascolto di una così significativa pittura.

Teodosio Martucci