Chi l’ha detto che l’inconscio è il luogo dell’irrazionalità, deò disordine nascosto oppure conclamato? Può essere invece la dimensione di una razionalità più vera, più autentica, in cui l’inconscio esprime la vera personalità. Questo è quanto emerge ad una prima lettura delle opere di Stefano Valeri. Da osservare in esse il rigore compositivo con cui il dipinto viene elaborato, senza che venga nel contempo annullata un’acuta evocazione espressiva.
Essa si cela nelle pieghe di un misterovisivo avvertito come insondabile e fascinoso nello stesso tempo. La sintesi di Valeri è il frutto non tanto di un pedissequo “levare”, quanto di un primigenio intuire una realtà altra che sovrasta e forse illumina la nostra condizione presente. Nella sua metafisica il pericolo dell’accentuazione retorica viene evitato proprio dalla sua singolare nitidezza visiva nella quale la geometria delle forme annuncia una suggestiva architettura del pensiero.
Teodosio martucci