Gino Gini è figlio culturale e psicologico di quell’intensa stagione artistica e culturale degli sessanta/settanta che ebbe nella poesia visiva uno dei suoi più efficaci exploits. Finalmente, concretamente, parola ed immagine non erano più codici linguistici separati, ma parte di un’armonia comune, però sempre precaria e provvisoria.
A questo discorso, o meglio a queste suggestive premesse concettuali e poi tecniche, Gino Gini ha legato e lega pervicacemente la sua raffinata espressione. Lo dimostrano eloquentemente questi originali calendari in cui parola, numero, immagine entrano in una ironica e rigenerante rotta di collisione. Il flusso continuo e prevedibile del tempo s’interrompe, segni, cancellature, ridefiniscono i passaggi della vita, alterano il gioco (esausto) delle possibilità. Passato, presente, futuro non hanno più la loro consueta successione, tutto si ribalta ed allora a cosa serve la memoria, il suo pedissequo desiderio di riconoscere e classificare, in questo suggestivo guazzabuglio ?
Questi calendari ed il loro background culturale non sono reperti archeologici, tracce di un passato esaltante dell’arte contemporanea, ma appunto, oramai passato. Al contrario rivelano oggi più di ieri la loro attualità, soprattutto se si pensa all’odierna dialettica immagine-parola completamente stravolta.
Certo Gino Gini non auspica un “ritorno all’ordine”, è ovvio, ma i suoi calendari possono, invece, far affiorare un senso nuovo del tempo che non si riconosce più nel suo consueto trascorrere, lineare ociclico che sia. E se il tempo cambia, cambia anche la logica di quelle parole ed immagini che si illudevano di fermare il tempo e le cose. Il tempo, pare suggerire Gino Gini, si frammenta, diventa sfuggente ed inafferrabile e se questo crea turbamento, in realtà crea anche le condizioni per una più sorgiva e, questa sì, indistruttibile libertà.
Teodosio Martucci
Chi è Gino Gini
Artista della Poesia Visiva, è ritenuto tra i principali protagonisti del rinnovamento di questa poetica in cui la pittura interagisce con la parola e la scrittura. La sua ricerca si sviluppa tra opere, Libri d’artista e Mail Art. Aderisce alla Poesia Visiva nella metà degli anni Settanta . Il suo lavoro si distingue per un rapporto più intenso tra Parola-Immagine-Scrittura, dove ogni elemento interagisce senza valore prioritario dell’uno sull’altro, bensì come fattori comunicanti che si completano a vicenda. Il Libro d’artista resta il suo territorio privilegiato diventandone teorico con testi e pubblicazioni. Ha realizzato un’ampia produzione con libri ‘unicum’, oltre a libri in edizione o in altre tipologie. Attento ai valori sociali, Gini aderisce nei primi Settanta ai Collettivi Lavoro Uno e Lavoro A con interventi nell’ambiente e nel sociale, sollecitando il gruppo verso operazioni sociali/estetiche di impronta concettuale. Questa esperienza e la sua natura di stimolatore culturale lo porteranno nel 1976 ad attivarsi nella Mail Art, di cui diventerà protagonista con il progetto in progress ‘The Mythical Image’. Questa operazione vede la partecipazione di 400 artisti internazionali e 2000 lavori su cartolina che saranno oggetto di mostre. Nel 2003 i documenti, le buste d’artista e altro materiale creativo inerenti la Mail Art saranno ceduti alla Galleria d’arte moderna e contemporanea di Gallarate.
GINO GINI
Gino Gini è figlio culturale e psicologico di quell’intensa stagione artistica e culturale degli sessanta/settanta che ebbe nella poesia visiva uno dei suoi più efficaci exploits. Finalmente, concretamente, parola ed immagine non erano più codici linguistici separati, ma parte di un’armonia comune, però sempre precaria e provvisoria. A questo discorso, o meglio a queste suggestive premesse concettuali e poi tecniche, Gino Gini halegato e lega pervicacemente la sua raffinata espressione. Lo dimostrano eloquentemente questi originali calendari in cui parola, numero, immagine entrano in una ironica e rigenerante rotta di collisione. Il flusso continuo e prevedibile del tempo s’interrompe, segni, cancellature, ridefiniscono i passaggi della vita, alterano il gioco (esausto) delle possibilità. Passato, presente, futuro non hanno più la loro consueta successione, tutto si ribalta ed allora a cosa serve la memoria, il suo pedissequo desiderio di riconoscere e classificare, in questo suggestivo guazzabuglio ? Questi calendari ed il loro background culturale non sono reperti archeologici, tracce di un passato esaltante dell’arte contemporanea, ma appunto, oramai passato. Al contrario rivelano oggi più di ieri la loro attualità, soprattutto se si pensa all’odierna dialettica immagine-parola completamente stravolta. Certo Gino Gini non auspica un “ritorno all’ordine”, è ovvio, ma i suoi calendari possono, invece, far affiorare un senso nuovo del tempo che non si riconosce più nel suo consueto trascorrere, lineare o ciclico che sia. E se il tempo cambia, cambia anche la logica di quelle parole ed immagini che si illudevano di fermare il tempo e le cose. Il tempo, pare suggerire Gino Gini, si frammenta, diventa sfuggente ed inafferrabile e se questo crea turbamento, in realtà crea anche le condizioni per una più sorgiva e, questa sì, indistruttibile libertà.
Teodosio Martucci
GINO GINI – VISUAL POETRY / CALENDARI -Milano – Galleria Antonio Battaglia
8-18 febbraio 2023 info@galleriaantoniobattaglia.com