LA SPINTA Ti fa volare

L’8 maggio 2022, purtroppo, è scomparsa prematuramente SANTINA PORTELLI. Nata nel 1948, affetta da tetraplegia spastica, non si arrese ad un destino così avverso. Con grandi sacrifici riuscì a laurearsi in psicologia con il prof. Gerard Lutte all’Università La Sapienza di Roma, portando la tesi “Storie di vita di quattro handicappati fisici, evoluzione e rapporto con la famiglia, handicap e, l’amicizia e l’amore” e svolgendo per lui seminari e lezioni nella stessa Università, successivamente a Milano presso l’Università Bicocca insegnò nel corso della prof. Ottavia Albanese: “Psicologia della disabilità dell’integrazione.” Ma la sua vera passione fu la pittura in cui riversò tutta la ricchezza della sua intelligenza e spiritualità.


La sua mente, al di là dei limiti del corpo, si affinò, quasi con “crudeltà”, per promuovere iniziative, idee, pensieri che nell’ambito della disabilità si sarebbero rivelate davvero pionieristiche, quando ancora tale condizione era circondata da un’aura di stigma.
Ci Affidiamo periodicamente all’intense parole di Marina Ramonda, che per anni è stata sua disponibile e sensibile collaboratrice, un ricordo dell’artista e della studiosa. Una conferma per quanti ebbero la fortuna di conoscerLa, uno stimolo ed una sorpresa, crediamo, per quanti si apprestano ora ad iniziare a comprendere il suo monbdo, la sua vita.

Santina Portelli scrive “Dipingo con la bocca fin da bambina, giocavo con i colori, mi sporcavo, li mangiavo come se fossero pane, i colori mi hanno sempre affascinato, e imbrattarmi mi è sempre piaciuto… se avessi potuto usare le mani avrei spremuto tubetti come se fossero limoni….
La pittura è stata una scelta espressiva che è diventata successivamente lavoro www.abilityart.it , ma Santina detta Tina, ha voluto che non fosse solo una scelta estetica ma esistenziale, per questo oggi vi presento il quadro ad olio 80×100 dal titolo “La spinta”. Era una pittrice d’ispirazione e spesso l’ispirazione era proprio la vita che viveva a piene mani, con curiosità e determinazione, inizierò da questo articolo a spiegarvene l’origine. In tutte le arti, spesso la tecnica viene giudicata assieme ad altri fattori, per molti critici e/o estimatori, un fattore importante è “l’intenzione” come ad esempio nel ballo, nel canto e così via, è più importante della mera riscita tecnica del quadro. L’intenzione è presente in tutte le opere di Santina, la poetica della disabilità dell’integrazione.” Ma la sua vera passione fu la pittura in cui riversò tutta la ricchezza della sua intelligenza e spiritualità. La sua mente, al di là dei limiti del corpo, si affinò, quasi con “crudeltà”, per promuovere iniziative, idee, pensieri che nell’ambito della disabilità si sarebbero rivelate davvero pionieristiche, quando ancora tale condizione era circondata da un’aura di stigma. Ci Affidiamo periodicamente all’intense parole di Marina Ramonda, che per anni è stata sua disponibile e sensibile collaboratrice, un ricordo dell’artista e della studiosa. Una conferma per quanti ebbero la fortuna di conoscerLa, uno stimolo ed una sorpresa, crediamo, per quanti si apprestano ora ad iniziare a comprendere il Suo mondo, la Sua vita. della sua pittura è il sangue della sua vita, non greve soprattutto negli ultimi decenni, ma presente, il colore lascia un segno.
Nel 1997, ci recammo assieme a Gèrard Lutte e ad alcuni amici alla comunità l’Aquilone di Formia; le comunità, in special modo quelle che seguivano il movimento Nazionale di Capodarco, erano una sua esperienza di vita e rispondevano al desiderio di condivisione della vita proprio di Santina detta Tina.
Alla comunità di Formia Santina respira questa condivisione in una semplicità e serenità, che almeno in quel giorno, non vengono turbatenemmeno da alcuni comunitari con disabilità mentali. Lei rimane sorpresa soprattutto di questo aspetto, d’affetto, d’amicizia, oltre alla ricerca di aumentare l’autostima degli ospiti, senza ansia, senza gridare… qualcuno chiede a Santina se è disponibile ad inviare in regalo un suo “quadretto”, perché rimanga a testimonianza della sua venuta alla comunità.

Tornata a Milano, Tina si organizzò per iniziare a dipingere uno dei suoi quadri più grandi “Laspinta”, io vedendo la tela acquistata, ironizzai chiedendole: “questo sarebbe il quadretto”? Latela bianca sembrava ancora più grande dei suoi 80×100 e Tina la guardava con consapevolezza, pensando alla composizione pittorica.
La gravità della sua disabilità, le faceva inventare modi ed ausili pratici per superare i suoi limiti, aveva imparato negli anni a dipingere (con mio grande stupore) all’incontrario e con la tela molto vicino al corpo, perché non aveva mobilità nel portare le spalle e la bocca con la quale dipingeva verso la tela. Per questa opera la nostra intesa con la comunicazione non verbale fu fondamentale, dal suo sguardo io capivo.
Periodicamente mi faceva mettere la tela sul cavalletto per vedere da lontano come stavaproseguendo il lavoro, contemporaneamente la bocca diventava sempre più con sfumature e colature colorate. Scegliesti come soggetto alcune case di paese, quasi una periferia agreste con intorno palazzi moderni per quella rivoluzione industriale in atto, un cambiamento che richiedeva anche fra gli umani una rivoluzione.
Decidesti di dipingere diversi aquiloni: numerosi in volo, pieni di vita, colorati, a tinta unita, altri con al centro un cuore di colore diverso, alcuni rimasti impigliati fra i rami di alberi spogli e vecchi, già presenti intorno alle case antiche, a diverse altezze, uno era riuscito a colorarsi ma era caduto oltre una finestra, come se non ce l’avesse fatta a raggiungere gli altri in cielo, per ultimo un aquilone senza colore adagiato per terra, anch’esso non aveva avuto una spinta giusta per lui.
La spinta quindi diviene il vero protagonista del quadro, a testimoniare quanto sia necessario un aiuto, un vento gentile ma deciso, personalizzato per ognuno di noi, per ogni storia, che diventa sempre più “originale”, quando la storia è scritta con la propria disabilità. Le relazioni che si instaurano e che cercano di superare: pregiudizi, impreparazione, sconvolgimento, comunicazione diversa presenti in tutti noi, operatori, responsabili, volontari e così via, sono alla finebasilari e necessarie per portare ad un cambiamento positivo nel quotidiano e nelle “crisi” che periodicamente si rivelano, perché non molli l’attenzione in comunità. Santina per le sue precedenti esperienze incomunità ne era consapevole, ma fu proprio la naturalezza, l’attenzione ed il garbo che lacolpirono, con il quadro “La spinta” volle lasciare una sua testimonianza, un segno, l’opera infatti è stata posta all’entrata della comunità, in accoglienza, quasi a dire a chi arriva: “questi siamo noi, ricordalo”.
Naturalmente scelse anche la cornice e scese a Formia a portare l’opera completa, perché“quando si fa un regalo, bisogna tenerci e farlo al meglio!”, questo è stato sempre un approccio alla vita di Santina, anche questa è stata per me una lezione, io che pensavo di avere un animo generoso.
Alla consegna facemmo una foto di gruppo dove Tina sorride felice, poi si attivò, mise il quadro appoggiato ad una sedia e spinse il gruppo a dire in quale degli aquiloni si rivedeva e si sentiva rappresentato, oltre il motivo. La sorpresa, in verità più mia che sua, fu che tutti riconobbero l’aquilone che li rappresentava ed anche la loro motivazione Per un pittore, soprattutto in quel caso, riuscire a comunicare, è stata una vera gioia che Tina ha trattenuto dentro sé per anni.
Lei, che era diventata per ben due volte disabile, ricominciando ad apprendere le cose elementari ogni volta da capo, conosceva l’importanza della “spinta”, di quel vento che da qualsiasi parte venisse, era ben accolto.
Le opportunità, anche quelle apparentemente meno ritenute “vere occasioni”, non andavano rese vane, ma, come diceva lei, “acchiappate”. Tina scriveva: “Quando hai dei sogni così grandi da raggiungere, con così gravi difficoltà, NON ti puoi permettere di pensare che non ce la farai. “

La spinta Ti fa volare – Ramonda Marina – marinaramonda55@gmail.com
Milano, 20 gennaio 2023